Ricordare il passato non può essere solo cronaca: è dovere morale perché rimanga traccia di un operoso mondo di ieri, di cui ha fatto parte con severa laboriosità pure la nostra famiglia (AC 2015).
Introduzione
Questo profilo storico, suddiviso per capitoli, è stato redatto nell’anno 2015 utilizzando le poche fonti documentarie rimaste e, soprattutto, i ricordi personali di alcuni soci e collaboratori dell’azienda, appositamente intervistati e che qui nuovamente ringraziamo: in particolare i fratelli Pietro e Giovanni Carta, amministratori e memorie storiche dal 1950 al 2009. Ci scusiamo fin d’ora per eventuali errori e omissioni involontarie. Nel novembre 2016 è stato pubblicato anche il libro. Per le relative richieste e per eventuali segnalazioni, si prega di utilizzare il form nella sezione contatti (link) di questo sito. © Tutti i diritti riservati
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L’Industria Ceramica Vicentina e la storia della ceramica nel Vicentino tra XIX e XX secolo
Nel panorama della storia della ceramica vicentina mancava un tassello importante: la storia di una delle maggiori aziende, l’Industria Ceramica Vicentina.
Ripercorrendo a brevi linee, dunque, il periodo che precede e segue lo sviluppo della prestigiosa ditta vicentina, risaliamo alla fine del secolo XIX, alle premesse storiche.
Nei resoconti della Camera di Commercio di Vicenza, l’ultima relazione statistica del secolo è del 1885 e riferisce della presenza di 19 manifatture ceramiche in Vicenza e provincia: due a Vicenza, nove a Bassano del Grappa, sette a Nove, una a Monticello Conte Otto.
L’età giolittiana, che definisce il periodo compreso tra il 1900 e lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, è considerata storicamente quale uno dei periodi più fecondi e stimolanti a livello economico, per l’infittirsi degli scambi, dei rapporti con l’estero e per l’impulso impresso alla industrializzazione del Paese. Le molteplici Esposizioni Internazionali favorirono la circolazione di nuovi stili e la diffusione dello stile Liberty.
I ceramisti del Vicentino presero parte, e talora con successo, alle Esposizioni Internazionali: quella di Parigi del 1900, seguita nello stesso anno da quella di Verona, di Torino nel 1902, di Udine nel 1903, quelle di Londra e di Liegi del 1904, di Milano del 1906, di Vicenza del 1908, quella di Lonigo del 1909 e le grandi Esposizioni a Torino-Milano-Firenze-Roma del 1911.
Nel Vicentino la produzione ceramica riprese forme e decori dall’antico, in particolare dallo stile barocco e rococò, tenendo talora presente la lezione del Liberty che ormai aveva investito, più radicalmente, altri paesi europei.
Delle manifatture ottocentesche una decina riuscì a proseguire l’attività nel nuovo secolo: le già rinomate e grandi fabbriche degli Antonibon, dei Viero, dei Vicentini del Giglio-Sebellin, ormai sul finire della loro storia, e le più recenti manifatture come quella dei Bonato, Marcon, Passarin di Bassano del Grappa, la Società Cooperativa Ceramica Agostinelli e Dal Prà, Primon-Zen di Nove, quella dei cugini Pesaro, Luzzato di Vicenza.
E’ in questo panorama segnato da condizioni economiche stimolanti, precedenti la crisi del ’29, che ha inizio la storia dell’Industria Ceramica Vicentina. Nel 1924 prese avvio la sua produzione che, come mostrano le immagini di repertorio della sezione “La prima produzione”, riguardò e promosse espressamente il settore produttivo delle piastrelle. E’ noto che all’epoca, in territorio sassolese tale produzione procedeva con successo e dalla fine del secolo XIX. Coraggiosamente, dunque, l’Industria Ceramica Vicentina divenne produttrice concorrenziale e propose un campionario ben assortito di piastrelle.
Attorno al 1927 iniziò a manifestarsi un certo ristagno della produzione che aveva mantenuto per lungo tempo il primato di Nove, centro di antica tradizione ceramica. Le esportazioni verso gli Stati Uniti, che avevano rappresentato l’aspetto commerciale di maggior incidenza, negli anni successivi alla Grande Depressione furono assorbite per lo più dagli Stati del Sud America, che mantennero in vita le manifatture vicentine. Gli anni critici furono quelli successivi al fatidico 1929 e fino al 1934, anno che vide la riduzione del personale nelle aziende e la loro fusione con altri soci.
Nel periodo a ridosso della Grande Depressione del 1929 un altro episodio positivo e concorrenziale fu l’arrivo a Vicenza, nel 1928, di Tarcisio Tosin il quale, dopo alcuni anni di esperienza condotti a Verona, presso la manifattura paterna in cui lavorò anche il novese Zarpellon, e a Isolabella sul Lago Maggiore per i Principi Borromeo, collaborò presso la ditta dei novesi fratelli Brotto, a Vicenza. In data 18 gennaio 1932 Tarcisio Tosin acquistò l’intera azienda “Comacchio & Figli”, compresa la stamperia e l’attrezzatura della cessata attività dei fratelli Brotto e la denominò “Ceramiche d’arte La Freccia, di Tosin Tarcisio”.
Negli anni Cinquanta-Sessanta a Vicenza furono attive più di una ventina di manifatture ceramiche tra le quali numerose sono quelle condotte da artigiani formatisi presso la ditta di Tarcisio Tosin: si allude a Marcello Comacchio con l’omonima manifattura, a Giuseppe Frangi con L’Eretenia, a Mario Tosin con L’Olimpica, a Danilo Libralesso con La Quercia, al Ceramico Veneto di Cingano e Gastaldon, e ancora a Gigi De Poli, Tino Saggin, Giuseppe De Mori, Sergio Tomasi e molti altri.
Nel dopoguerra inoltre trovarono ospitalità presso La Freccia artisti come Otello de Maria, Guido Andrioli, Peretti, Carla Boschetti e Franco Meneguzzo.
L’Industria Ceramica Vicentina dall’inizio della ripresa economica nel dopoguerra, continuò la produzione di piastrelle con posa e vendita, e intraprese quella di piatti per la tavola in terraglia tenera, predisponendone l’impasto.
In seguito al grande successo produttivo del settore delle stoviglierie, l’azienda richiese la collaborazione a qualificati e magistrali artisti vicentini che, con i loro decori, conferirono notevole originalità all’oggettistica dell’arredo-tavola. Come dimostra l’interessante repertorio di immagini dal titolo “Decori famosi”, Otello De Maria, Ina barbieri, Mina Anselmi e Arturo Malossi, introdussero decori semplici, veloci nella stesura pittorica, quali cavalli al trotto, pesci dai colori brillanti, ma anche decori molto impegnativi, come le ville e le scene di genere, arcadiche, realizzate dal fine pennello di Otello De Maria.
Nasce un repertorio decorativo di grande qualità, testimone della storia artistica di Vicenza tra gli anni Cinquanta e Settanta del ‘900.
Alcuni decori sono modernissimi per la loro semplificata essenzialità: le figurette di bambini dipinte con i tratti tipici del disegno infantile, in un periodo in cui la pedagogia con le sorelle Agazzi e Maria Montessori era al centro degli studi a livello internazionale.
Altri decori venivano ripresi dalla tradizione, come i personaggi che ricordano i soggetti dei piatti popolari ottocenteschi, o il decoro con la rosa, fiore emblematico per la ceramica tradizionale di area novese tra ‘700 e ‘800 .
Di notevole interesse risultano i decori con le ricette della tradizione culinaria vicentina. Tra gli altri compaiono decori astratti, animati da colori brillanti: arancio e giallo a contrasto con il nero, ad esempio. Sono espressione di un evidente aggiornamento a cui concede notevole spazio l’Industria Ceramica Vicentina all’interno della sua produzione. Bellissimi servizi Toi et moi dai colori sgargianti, seguono e incontrano il gusto del periodo. Tazzine con piattino con trembleuse, riprendono dalla tradizione l’uso dell’incavo creato nel piattino per ospitare la tazzina.
I Depliant con i decori degli anni Settanta mostrano una ben assortita campionatura di stoviglieria ben catalogata e fotografata in tutte le più svariate tipologie, offrendo un’idea davvero interessante della fiorente attività e della attenta e fantasiosa produzione dell’Industria Ceramica Vicentina.
Si può dunque concludere che l’azienda sia stata un fiore all’occhiello della produzione ceramica del Vicentino, al passo con i tempi e con il gusto di allora.
A cura di Katia Brugnolo, docente presso l’Accademia di Belle Arti in Verona, ex Conservatore del Museo di Palazzo Ricchieri in Pordenone, Consulente Scientifico del Museo Civico di Palazzo Chiericati di Vicenza, Conservatore del Museo Civico della Ceramica di Nove.